venerdì 24 novembre 2023

All'inaugurazione de il 58.mo Incontro Culturale Mitteleuropeo, l'autore Hans Kitzmüller ha presentato il suo ultimo volume: "Gorizia austriaca. Pagine ottocentesche"


“L’idea del libro nasce da una raccolta di citazioni e riproduzioni di pagine originali scritte dai goriziani dell’Ottocento e raccolte in prevalenza tra Vienna e la Biblioteca statale isontina”. Con queste parole il germanista di Brazzano Hans Kitzmüller ha spiegato l’origine della sua ultima opera, Gorizia austriaca. Pagine ottocentesche, frutto di una ricerca pluriennale che ha prodotto anche risultati inediti: “Con mia grande sorpresa, in biblioteca, quella che una volta ospitava l’imperial-regio Staatsgymnasium, ho scoperto di essere stato il primo a leggere i giornali locali in lingua tedesca”.

Ricerca che ha convalidato anche il concetto di “austriacità” nei decenni a cavallo del XIX e XX secolo, fino alla fine della Grande Guerra: “Dai testi dell’epoca, infatti, si scopre che era normale che italiani, tedeschi, sloveni e friulani si definissero austriaci come parte di uno stato multinazionale: l’impero asburgico”.

Con la Prima guerra mondiale le cose cambieranno: “Quella del ’15-’18 non fu una Quarta guerra d’indipendenza, perché tutti i censimenti riportavano un territorio – quella della Contea di Gorizia e Gradisca – con una maggioranza di lingua slovena, ma una guerra di occupazione che poi, con il fascismo, avrebbe portato alla sopraffazione di tutte le sue componenti etniche a vantaggio di quella sola italiana, andando contro gli stessi principi risorgimentali espressi da Giuseppe Mazzini”.

Rispondendo alle domande del giornalista de Il Piccolo Alex Pessotto, il germanista ha quindi chiarito: “Con questa opera voglio riproporre e incuriosire il lettore su certi aspetti poco conosciuti legati a Gorizia. Penso che questa città sia stata unica, e che possa essere interessante non per nostalgie asburgiche, che considero sciocchezze, ma per il livello degli intellettuali che è riuscita a esprimere, simbolo di una città che non è più un’utopia, ma l’attuale ideale europeo di una cultura multilingue”.

 




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