martedì 16 novembre 2021

LO STADIO DI VIA BAIAMONTI SARA’ PRESTO INTITOLATO A VIZZARI

 COMUNE DI GORIZIA


Comunicato stampa


LO STADIO DI VIA BAIAMONTI SARA’ PRESTO INTITOLATO A  VIZZARI

Il sindaco Ziberna: “Un doveroso riconoscimento a chi si è tanto prodigato per i giovani e lo sport”

 

La giunta comunale, presieduta dal sindaco, Rodolfo Ziberna, ha approvato in via definitiva, la delibera per l’inititolazione dello stadio di via Baiamonti al cavalier Rosario Vizzari, persona dalle straordinarie doti umane che riuscì a trasferire nello sport diventando un vero maestro di vita per le giovani generazioni.

L’impianto sportivo, recentemente ristrutturato, in cui, in questi decenni, sono cresciuti migliaia di giovani goriziani, porterà quindi il nome di uno dei personaggi più rappresentativi dei valori che hanno caratterizzato le tante attività portate avanti da associazioni e volontari che hanno saputo coniugare l’aspetto sportivo con quello sociale.

“E’ un riconoscimento doveroso non solo a una persona- rimarca il sindaco, Rodolfo Ziberna-, ma a un modo di concepire l’esistenza attraverso un forte rapporto con il prossimo, in particolare con le giovani generazioni, aiutandole a crescere in un ambiente di sani principi morali. Vizzari rappresenta, in questo, un modello educativo di cui essere orgogliosi anche come città. A breve organizzeremo la cerimonia di intitolazione che, ne sono certo, sarà l’occasione per recuperare i suoi insegnamenti e la sua lezione di vita”.

A confermare le parole del sindaco è lo stesso profilo del cavaliere Rosario Vizzari, fornito dal nipote, il consigliere comunale Fabio Gentile.

Nato nel 1922 a Bagnara Calabra , Rosario Vizzari, dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale partì volontario per il fronte greco-albanese e venne inquadrato, in qualità di caporal maggiore, nel 317° Reggimento di Fanteria Divisione “Aqui” di stanza nell’isola greca di Zante. L’8 settembre 1942 fu trasferito sull’isola di Cefalonia. Il 22 settembre 1943 cadde prigioniero delle forze tedesche e risultò fra i pochi sopravvissuti dell’eccidio di Cefalonia. Venne quindi internato in un lager (n°XVIII) a Wolbsberg, dove rimase prigioniero fino al 6 giugno 1945.

Per quanto riguarda la sua attività lavorativa ha prestato servizio nel corpo della Polizia di Stato a Gorizia dal 1946 al 1981. Successivamente è stato richiamato in servizio dal 25 aprile 1981 al 4 febbraio 1982 e dal 7 aprile 1982 al 6 aprile 1985.

Alla sua attività lavorativa, Vizzari ne affiancò un’altra di carattere sportivo.  Approdato  all’oratorio “Pastor Angelicus” di Gorizia nel 1963, chiamato da don Ruggero Dipiazza ad allenare la prima squadra, da quell’anno iscritta per la prima volta al campionato di IIa categoria portò con sé un bagaglio di esperienze maturato in precedenti ambiti calcistici e, da allora, per quasi un trentennio, le doti umane e sportive  ne faranno ben presto un personaggio carismatico, capace di amalgare nella stessa squadra elementi di diversa estrazione sociale, grado d’istruzione, mentalità e anche condizione economica, divenendo un vero e proprio maestro di vita, punto di riferimento, autorevole, stimato, amato e trascinatore insostituibile di centinaia di giovani che hanno varcato la soglia dell’Oratorio “Pastor Angelicus”. Per quanti venivano da famiglie povere e disagiate seppe trovare con sostegno affettuoso e richiami severi, dentro e fuori dal campo di calcio, motivi per crescere da uomini responsabili. Per quanti venivano da situazioni comode e facili, poco attenti al rispetto di ognuno e dell’impegno nella fatica comune, diventava invece severo richiamo verso i doveri della condivisione, a cominciare dall’allenamento, fino a conclusione di ogni partita.

 

Era presente a tutti gli allenamenti con qualunque tempo; dopo ogni partita, vinta o persa, richiamava errori ma rincuorava tutti, perchè comunque l’importante era dare il meglio di sé. Andava a casa sempre per ultimo, quando tutti se ne erano andati; a diversi telefonava prima e dopo cena, per commentare l’esito e raccomandare i prossimi impegni.

Nel tempo ha creato amicizia e stima affettuosa e reciproca, che aveva fondamento e oggetto il giovane, il suo presente e il suo futuro: a tanti, grazie alla molteplicità dei suoi rapporti sociali e all’autorevolezza del suo lavoro di ufficiale di Pubblica Sicurezza, riuscì a trovare un’occupazione stabile, a garanzia di una vita responsabile e autonoma. Attraverso lo sport, e il calcio in particolare, ha protteto molti giovani da ogni possibile devianza, contribuendo in molto casi ad un pieno recupero della propria personalità.

Il suo lungo impegno nell’ambiente del “Pastor Angelicus” lo vide, tra gli altri, vice residente dell’Oratorio stesso, fino alla sua soppressione nel 1974, anno in cui fu trasformato in Centro parrocchiale.

Con la sua guida di allenatore il Gruppo Sportivo Audax conobbe la migliore stagione di risultati sportivi.

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